19.
La fine della storia
Jean-Paul Gaillard e sua moglie Valentine passeggiavano sottobraccio lungo il boulevard. Era una bella giornata di sole, con un venticello caldo che sollevava di tanto in tanto i bordi delle gonne e scompigliava i capelli. Le biciclette filavano sotto gli alberi ombrosi e il chiacchiericcio dei bar all’aperto faceva da sottofondo allo scorrere del traffico.
I due parlavano del più e del meno, della promozione del marito e dell’organizzazione della casa, delle prossime vacanze e della scuola dei ragazzi.
Quando raggiunsero l’angolo acciottolato che da un lato scendeva ai portici di una piazza, il commissario capo Gaillard si fermò di colpo a poca distanza dalla rinomata crêperie Petit Canard.
Guardò attraverso la vetrina e disse alla moglie: — Valentine? Forse mi sbaglio, ma... —. Senza terminare la frase, esercitò una leggera pressione con il braccio e la fece ruotare in modo che Valentine potesse osservare la stessa vetrina.
— Annette! Fabò! — esclamò la signora Gaillard. — Che cosa ci fanno lì?
— Mi pare piuttosto evidente, cara... — sussurrò il marito, per tutta risposta. — Direi che stanno mangiando due enormi crêpe farcite di cioccolato. E rondelle di banana, nel caso di Fabò.
— Ora mi sentono! Quelle schifezze! È inutile che io provi in tutti i modi a farli mangiare sano, se poi... Oh, Jean-Paul? Sto sognando, oppure...?
— No — rispose il marito. — Quello che si è appena macchiato il panciotto è senza ombra di dubbio l’avvocato Janvier.
— Janvier?
— E c’è anche Lalou — continuò il marito. — Con una crêpe che... oserei dire... sembra farcita di prosciutto e formaggio.
— E i Barduchon, guarda!
— Marmellata e panna montata.
— Al Petit Canard c’è praticamente tutto il nostro palazzo! — sbottò Valentine. — Di che cosa si tratta, secondo te? Un compleanno? Un’epidemia di crêpe? E perché non hanno invitato anche noi?
Lo stomaco del commissario di Parigi gorgogliò. — Non lo so, cara. Ma, qualunque occasione sia, pare che si stiano divertendo.
— Forse è meglio che facciamo finta di niente, cosa ne dici? Andiamo a casa e poi vediamo cosa ci raccontano?
— Forse...
— Non dobbiamo preoccuparci troppo. Dopotutto, ai ragazzi ho preparato un brodino di alghe, per stasera.
L’occhio del commissario Gaillard si fece attento e il sopracciglio si sollevò, in imitazione della famosa mossa dell’avvocato Janvier.
— Brodino di alghe... — sussurrò guardando i suoi figli sporchi di cioccolato fin quasi alle orecchie. Poi si riscosse. — Sai cosa ti dico?
— No.
— Non dobbiamo fare finta di niente.
— È solo una crêpe, dopotutto...
Il commissario Gaillard si affrancò dal braccio della moglie e cominciò a trottare verso il Petit Canard. — Appunto! — esclamò. — È solo una piccola, deliziosa, farcitissima crêpe!
— Jean-Paul!
La porta del locale si spalancò e si richiuse, lasciando fuoriuscire per un attimo un meraviglioso profumo di uova, burro e vaniglia.
Valentine chiuse gli occhi e cercò di ignorarlo. Poi si strinse nelle spalle e sospirò: — È solo una crêpe, che male può fare?
E così entrò anche lei nel locale e si sedette al tavolo con i suoi figli e gli altri condomini del numero 11 di vicolo Voltaire a gustare una di quelle deliziose, piccole crêpe.